Corso Matteotti (già via Vittorio Veneto) – Pasticceria Daetwyler
Erano arrivati nel locale della pasticceria, con le bacheche di vetro e i tavolini di marmo. C’era la luce notturna della strada, perché le saracinesche erano a griglia e fuori si vedevano le case e gli alberi, con uno strano gioco d’ombre […]. (Furto in una pasticceria)
Una scombinata banda di ladri tenta un furto in pasticceria. Il Dritto dirige l’operazione, Uora-uora è costretto, come sempre, a fare il palo, Gesùbambino si intrufola nel locale da una finestrella sul retro. Ma la fame è fame e la tentazione dei dolciumi è troppo forte. Ecco che il colpo diventa l’occasione di sfamarsi a forza di strudel e cannoli. Neppure l’arrivo della polizia sembra placare l’ingordigia: quando mai può ricapitare l’occasione di un’abbuffata di dolci di tal fatta?
Si buttò sugli scaffali ingozzandosi di paste, cacciandone in bocca due, tre per volta, senza
nemmeno sentirne il sapore, sembrava lottasse con i dolci, minacciosi nemici, strani mostri che lo stringevano d’assedio, un assedio croccante e sciropposo in cui doveva aprirsi il varco a forza di mandibole. I panettoni mezzo tagliati aprivano fauci gialle e occhiute contro di lui, strane ciambelle sbocciavano come fiori di piante carnivore; Gesubambino ebbe per un momento la sensazione che sarebbe stato lui a esser divorato dai dolci. (Furto in una pasticceria)
Pure la Celere non sarà da meno: «Dopo qualche minuto infervorati alla ricerca dei corpi del
reato, […] erano tutti lì che mangiavano a quattro palmenti. Gesubambino masticava, ma gli altri masticavano più forte di lui e coprivano il rumore. E sentiva un denso liquefarsi tra pelle e camicia, e la nausea salirgli per lo stomaco. […] Quelli della Celere dissero poi d’aver visto una scimmia col muso impiastricciato, che traversava a salti la bottega, rovesciando vassoi e torte. E prima che si fossero riavuti dallo stupore e spiccicate le torte di sotto i piedi lui s’era già messo in salvo». (Furto in una pasticceria)
Molti gli spunti da cui può aver tratto ispirazione l’autore. Certo è che la più nota pasticceria
di Sanremo era senza dubbio Daetwyler, pure sala da tè e dancing esclusivo dall’inizio del
secolo fino al secondo dopoguerra. Ospitò una delle prime maratone a premio per coppie di ballerini nell’estate del 1945.
Il racconto di Calvino, calato però nella realtà della provincia americana, è alla base del
film: Palookaville di Alan Taylor, USA (1995). Sid, Russ e Jerry tentano una rapina in gioielleria, ma sono tanto impreparati e sprovveduti che finiscono per errore in una pasticceria. Di tutta evidenza l’omaggio al cinema italiano e ai Soliti ignoti di Mario Monicelli, anch’esso già debitore di qualche spunto al racconto calviniano.
✏️ Alice Azzolini, Nicolò Foti
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