Piazza Borea d’Olmo – Teatro Principe Amedeo
Al Principe Amedeo di Savoia fu intitolato nel 1875 il teatro di Sanremo, pesantemente bombardato nel 1945 e non più ricostruito. «Nell’estate del ’40, scrissi una commedia in tre atti» dichiara il protagonista del racconto Le notti dell’UNPA. Il dato è autobiografico. Calvino non fece più riferimenti a questa commedia e tra le sue carte non è mai stato ritrovato il testo. Sappiamo però che nell’autunno del 1941, al Teatro Principe Amedeo, fu messo in scena uno spettacolo in tre brevi atti dal titolo Quant’è bella giovinezza, i cui autori erano Italo Calvino, Duilio Cossu e Francesco Kahnemann. Il I atto, intitolato La scuola di Socrate, era stato interamente scritto da Calvino. Nel II atto, Gli Schiavi di Nerone, scritto da Duilio Cossu, Italo recitò nelle vesti di uno schiavo. Per il III atto, intitolato Peronella, Kahnemann si ispirò a una novella del Decameron.
Il copione dunque è andato perduto, ma, secondo le testimonianze di alcuni compagni di classe e dei giornali dell’epoca, si trattava di un testo ricco di volgarità e di doppi sensi, ideato con uno spirito di ribellione e di provocazione nei confronti del moralismo ufficiale del regime fascista.
Nonostante le censure e le proteste lo spettacolo venne comunque replicato con il sostegno dei genitori e, a livello politico, della G.I.L., fiera di quei giovani avanguardisti che avevano saputo infischiarsene di tutto e di tutti.
Grazie alla memoria di Duilio Cossu, tramandata da Piero Ferrua, è stato possibile reperire alcune battute del I atto:
Socrate: -Ma tu quanti anni hai?
Discepolo: -Io! Centotre anni.
Socrate: -E ma da quanto è che ripeti questa classe?
Discepolo: -Eh, sessanta volte!
Socrate: -Ma devi studiare di più, vedi, se tu studierai un giorno finirai sulle enciclopedie, come ci sono arrivato io, ci arriverai anche tu. Vedi, se apri un’enciclopedia troverai il nome di Socrate, sentirai parlare di lui, leggerai della sua vita, delle sue opere, del suo pensiero,
quindi fallo!
Discepolo: -Ma tu, Socrate per caso non hai detto che «io so di nulla sapere».
Socrate: -Si.
Discepolo: -E allora io ne so almeno come te, anch’io posso dire che non so niente di niente e allora perché incitarmi così tanto a studiare?
Dei tre atti quello scritto da Calvino era certamente il meno scurrile, sua era la regia e lui stesso aveva scelto di interpretare Socrate, con grande sorpresa dei compagni di scuola che lo sapevano timido e impacciato nella dizione. I banchi di scuola furono presi in prestito dal Liceo
Cassini. Socrate-Calvino era vestito da antico greco e i suoi discepoli indossavano delle corte tuniche: giovani negli atti, ma vecchi nella voce.
Italo matura una profonda passione per il teatro sin dalla giovinezza. Tra gli autori di riferimento ci sono Pirandello e d’Annunzio, ma anche autori stranieri come Ibsen, O’Neil e Rostand. Il giovane Calvino sembra tuttavia abbandonare la scrittura teatrale dopo la guerra, il motivo di tale scelta è forse quello di evitare che il suo nome venisse associato a istituzioni teatrali controllate da esponenti del vecchio regime fascista.
Tutto questo interesse non collima con il “mistero” della quasi totale scomparsa delle opere scritte in questo periodo. Infatti, l’unico testo teatrale giovanile che oggi conosciamo è I fratelli di Capo Nero, un dramma suddiviso in tre atti, datato agosto-ottobre 1943 e ambientato nell’imminenza della guerra.
Tito, Siro e Mirco sono tre fratelli che vivono in una casa sulla costa, mantenendosi occupati con l’orto, la pesca e la caccia. Due sono i punti cruciali: l’invidia di Mirco verso Siro, a causa della sua relazione con Adriana e il conflitto fra i fratelli e il soldato Carmelo, che deve presidiare la
galleria di Capo Nero, impedendo a chiunque di avvicinarsi.
I tre giovani difendono la loro terra e si consumano fra gelosie, tradimenti e frustrazioni: tutto questo conduce a un finale tragico: Siro viene ucciso dai militari presso il posto di guardia. Tito spara ai soldati per vendicare il fratello e scappa nel bosco. Mirco viene arrestato dai carabinieri
e Adriana rimane sola e disperata davanti al corpo di Siro.
Fra tutti spicca il personaggio di Tito: «cranio rasato, sguardo limpido un po’ sognante, sorriso facile, qualcosa di mite negli atteggiamenti e nell’accento, ma di una mitezza non connaturata ma acquisita via via col ragionare sulle sue esperienze». Il giovane ha tratti così peculiari che lo
scrittore deciderà di distribuirli qualche anno più tardi fra Pin e Kim, personaggi chiave de Il sentiero dei nidi di ragno, rendendo Tito il predecessore di entrambi.
Capo Nero è un lembo di terra ligure a tutti gli effetti: ventoso e a picco sul mare, volge lo sguardo su vaste pinete, orti terrazzati e onde che si infrangono sugli scogli. «Qui l’acqua per l’irrigazione, lo sapete, è poca e il torrente non basta per tutti» – dice un uomo ai tre fratelli accusati di rubare l’acqua per il loro orto. Ovunque siccità e fatica.
Teatro e più ancora cinema (cfr. tappa 14) sono due mondi straordinariamente appassionanti per l’autore che riesce a sentirsi “spettatore” anche davanti a film realizzati dalle sue stesse opere. Si ascolti la breve intervista realizzata in occasione della trasposizione in cartone animato del personaggio Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni, tratto da Il cavaliere inesistente
✏️ Andrea Amalberti, Nicla Barberi, Bianca Boeri, Alessandro Crespi, Matilde Ervo, Giorgio Finke, Chiara Gangemi, Sofia Lia, Joy Manté, Martin Muscatello, Flavio Repaci, Federico Rovere, Lorenzo Vassallo, Yufan Zhou, coordinati dai docenti Romano Lupi e Anna Ramella (Liceo Aprosio, Ventimiglia).
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