Appartengono a questa grande famiglia 182 generi e circa 2.400 specie, comunemente conosciute con il nome di palme, originarie per lo più dalle aree tropicali e subtropicali. Linneo, colpito dalla loro bellezza, le definì “Principes plantarum”. In Italia, lungo alcuni tratti delle coste meridionali e delle isole maggiori, cresce indigena solo Chamaerops humilis, mentre nelle isole greche troviamo Phoenix theophrasti. Le Arecaceae, nonostante la struttura fondamentalmente erbacea, sono monocotiledoni arboree con un tronco chiamato “stipite” che, in alcune specie può essere mancante o molto alto, rampicante, solitario, cespitoso, raramente ramificato, liscio o ricoperto dai resti dei vecchi piccioli e guaine fogliari. Le foglie, riunite in una corona alla sommità dello stipite, possono essere pennate, bipennate, palmate o costapalmate ed esprimere una vasta gamma di sfumature del colore, che variano dal verde intenso al grigio-azzurro. Le Arecaceae possono essere monoiche o dioiche, ermafrodite, poligame, in aluni casi apaxantiche (una sola grande fioritura al temine della vita) o pleonantiche (fioriscono ripetutamente nel corso della loro vita); le infiorescenze (contenute in spate) emergono ascellari, solitamente singole, occasionalmente raggruppate, possono essere interfogliari o infrafogliari, con fiori bisessuali, maschili, femminili o maschili sterili, generalmente piccoli, variamente colorati, più o meno profumati. I frutti presentano un’ampia varietà di forme, dimensioni e colori, molti sono commestibili, ma in alcuni casi la polpa può essere urticante. Piante rilevanti per l’alimentazione, la medicina e l’industria, ma anche ornamentali e largamente utilizzate nei giardini delle aree temperate per il suggestivo richiamo esotico che le caratterizza. Nei giardini della Riviera italiana e francese sono numerose le specie coltivate con successo, grazie al mite clima.
Archontophoenix cunninghamiana (H. Wendl.) H. Wendl. & Drude
Etimologia | Il nome del genere è la combinazione del sostantivo greco archon = alto funzionario, capo, e del nome latino Phoenix = palma da datteri. L’epiteto specifico onora il botanico ed esploratore inglese Alan Cunningham, sovrintendente ai giardini Kew Gardens. |
Nome comune | Palma reale australiana |
Origine | Australia orientale |
Descrizione | Bella palma con stipite solitario, di colore grigio, liscio, appena rigonfio alla base e contrassegnato dalle regolari cicatrici anulari lasciate dalle vecchie foglie cadute; queste sono pennate, lunghe fino a 3 metri, leggermente arcuate, con pinnule grandi, leggermente ricadenti, di colore verde scuro sia nella pagina superiore che inferiore. Il picciolo è corto, inerme e la guaina avvolgente è ricoperta da una pruina lanosa ci colore marrone-rossastra. Palma monoica, con infiorescenze primaverili vistose, ramificate e interfogliari, molto ornamentali, con fiori piccoli e numerosi, di un delicato colore lilla-porpora; avvenuta l’impollinazione e la fecondazione si ottengono frutti ovoidali, di colore rosso vivo, che contengono un solo nocciolo. La fioritura avviene in primavera-estate. Cresce naturalmente in zone umide, sulle rive dei torrenti e nella foresta pluviale, dove, con le sue radici contiene efficacemente fenomeni erosivi. Sono palme molto resistenti agli uragani e gli aborigeni ricavano il midollo dal germoglio apicale e ne ottengono alimenti. Le piante coltivate nel giardino di Villa Ormond provengono dal vivaio comunale e sono state ottenute da semi donati dal Giardino botanico La Concepción di Malaga, nel 2007. |