Via delle Magnolie – Villa Magnolie
Nella Villa Magnolie aveva sede la Saint George School, che dal 1928 al 1936 fu la scuola per la
popolazione inglese allora presente in città. Qui Italo Calvino frequentò per un anno (1928)
l’asilo infantile.
Proseguendo nell’intento di sottrarre il bambino a un’educazione fascista, quale era impartita nella scuola pubblica, all’età di sei anni (1929), Calvino fu iscritto alla classe prima elementare presso la Scuola Valdese, in un edificio ancora oggi sito in via Roma 14 (cfr. tappa 13).
Graziella Pasquet, sua insegnante Valdese, il cui programma didattico attestava la modernità nei metodi pedagogici, era solita mostrare agli alunni illustrazioni di raccontini scritti da lei stessa, i quali ispireranno molto lo scolaro, che si sbizzarrirà per parecchi anni nell’elaborazione di propri testi narrativi, sollecitati anche dalle suggestioni provenienti dalla lettura delle opere di Antonio Rubino, grande amico di famiglia. L’anno successivo, è alunno della maestra Carolina Hugon; proprio in quell’anno, per imposizione del Ministero, il corso di Educazione Fascista viene esteso anche alle scuole private.
L’anno ancora dopo, la maestra Maria Morali introdurrà la lettura in classe dei quotidiani, da cui forse deriva l’ambizione di diventare giornalista di Italo, che viene poi promosso in quinta con voti buoni, ma non eccellenti. Tuttavia, a soli nove anni, si presenta all’esame di ammissione al ginnasio del Liceo «G. D. Cassini», a cui accede direttamente, senza frequentare la quinta elementare, grazie all’eccellenza dell’insegnamento impartito dalla Scuola Valdese: è uno dei più giovani studenti dell’istituto.
Il complesso edilizio di Villa Magnolie (già Villino Dufour) fu commissionato dal suo
primo proprietario intorno al 1860, come casa da affittare ai forestieri che trascorrevano l’inverno a Sanremo. L’originario progetto si deve al geometra e impresario edile Giovenale Gastaldi, progettista assai noto, esecutore anche di altre ville a Sanremo dello scrittore inglese Edward Lear. Ebbe ampliamenti progressivi, pure a opera dell’architetto Pio Soli, già progettista del Castello Marsaglia, fino ad arrivare al suo odierno aspetto monumentale, oggi ulteriormente valorizzato dopo l’accurato restauro eseguito.
Il complesso edilizio ebbe diversi passaggi di proprietà. Tra il 1874-75 ospitò il Principe Amedeo di Savoia e la moglie Maria Vittoria, affetta da tubercolosi. Ospitò nel 1923 la Principessa Kadjar della dinastia degli Scià di Persia e tra 1925-1926 divenne la residenza della corte dell’ultimo Sultano Ottomano, Maometto VI.
Si lega alla villa anche una triste memoria legata alla guerra: i suoi sotterranei, ancor oggi
accessibili solo agli addetti ai lavori, furono una camera delle torture utilizzata durante
l’occupazione nazi-fascista. Una testimonianza in un’intervista di Jacopo Gugliotta.
✏️ Elisa Antellini, Ariel Condò, Alessia Vituozzo, coordinati dai docenti Delia Mellano, Lia Motta,
Gian Luca Picconi (Liceo G.D. Cassini)
🚶🏻 Ritornare sui propri passi in corso Cavallotti, proseguire in direzione levante e raggiungere
l’ingresso di Villa Ormond attraversando la strada.
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