Corso Matteotti-Casinò
La notte, di nuovo allarme; e una bomba cadde ed esplose vicino al casinò. Ci fu del parapiglia attorno ai tavoli da gioco, donne che svenivano.
Tutto era scuro perché la centrale elettrica aveva tolto la corrente all’intera città, e solo restavano accese sopra i tavoli verdi le luci dell’impianto interno, sotto i pesanti paralumi che ondeggiavano per lo spostamento d’aria. (L’entrata in guerra)
L’entrata in guerra dell’Italia (cfr. tappa 10) fece registrare anche a Sanremo i primi movimenti bellici e i primi bombardamenti. Il protagonista del racconto viene in contatto per la prima volta col dramma della guerra, qualcosa di cui non si ha ancora piena coscienza.
Il Casinò rappresenta l’emblema di come spesso si ponga in mano alla sorte il futuro. È il caso di Filiberto Ostero, personaggio del racconto L’entrata in guerra, identificabile con il conte Aimone Roero di Monticello, fratello di Percivalle, compagno di scuola di Calvino. Filiberto deve decidere se rinunciare alla licenza appena presa, proprio nel momento dell’entrata in guerra, oppure andare a trovare l’amica a Merano e affida alla sorte del tavolo da gioco la propria scelta.
Era il 14 gennaio 1905 quando il Casinò di Sanremo aprì per la prima volta le porte agli ospiti e alla fortuna. Progettato dall’architetto francese Eugène Ferret, che fuse all’estro Liberty tratti di austerità quasi neoclassica, il Casinò nacque per offrire un luogo di svago agli ospiti stranieri. Per i primi due anni, fu solo un teatro dove sì organizzavano feste, spettacoli e si praticava non ufficialmente il gioco d’azzardo. Nel 1923 Mussolini lo dichiarò illegale e tutti i casinò italiani chiusero. Nel dicembre del 1927, tuttavia, Sanremo vide riaprire le proprie sale da gioco grazie a un regio decreto.
Unico caso in Italia, poté reggere il confronto con la Costa Azzurra e contribuire al rilancio turistico della città. Calvino non manca di ricordare questo passaggio in un saggio pubblicato sul «Politecnico» nel 1946:
Nel 1905 s’aperse il Casinò ma i giochi d’azzardo non furono sempre permessi. Per dare piena libertà alla roulette e al Baccarat ci volle il Governo Fascista nel 1927, così Sanremo diventò la città dell’oro. (Sanremo città dell’oro)
Il casinò fu chiuso dopo i primi bombardamenti nel 1940 e riaprì solo il 31 dicembre del ’45. Nel 1951 la sala da gioco ospitò la prima edizione del Festival della Canzone Italiana che mantenne questa sede sino al 1976. Ancora oggi, il Casinò ha conservato il suo ruolo di polo culturale oltre che di casa da gioco. Affacciato sul corso Matteotti è considerato uno degli edifici simbolo della città di Sanremo.
A pochi passi dal Casinò (per averne una buona visuale è bene raggiungere l’ingresso laterale della casa da gioco) si può scorgere Villa Angerer, realizzata a fine ‘800.
Vero gioiello architettonico, l’edificio è un trionfo di decorazioni curatissime pure nei minimi particolari, dai suoi comignoli in terracotta, ai dragoni, ai fiori, ai marmi intagliati, alle vetrate colorate, fino a uno splendido giardino come cornice. Rimane ancora oggi uno degli esempi più significativi dello stile Liberty nel Ponente ligure.
Villa Angerer, fu anche la prima dimora della famiglia Calvino nel 1925 al loro rientro da Cuba, prima di trasferirsi successivamente a Villa Meridiana (cfr. tappa 28). Nel cuore del parco di questa splendida villa, restaurata nel 1991, viene custodita in una nicchia la Wollemia nobilis, una pianta tropicale rarissima, di cui quello sanremese rappresenta uno dei pochi esemplari al mondo.
✏️Simona Paoli
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