Piazza Muccioli – ex Liceo Cassini
Nell’ex convento delle Turchine aveva sede il Liceo Cassini dove Italo Calvino frequentò il
Ginnasio (1933-1938) e poi il Liceo (1938-1941). Al Ginnasio risulta esonerato dalle lezioni di
religione, scelta, per l’epoca, decisamente anticonformista.
Sono cresciuto tollerante verso le opinioni altrui, particolarmente nel campo religioso […] E nello
stesso tempo sono rimasto completamente privo di quel gusto dell’anticlericalismo così
frequente in chi è cresciuto in mezzo ai preti. («Il Paradosso»)
I voti del primo anno sono discreti, nonostante alcune insufficienze, per cui viene rimandato
in educazione fisica, risultando comunque promosso. La seconda ginnasio è invece esemplare,
e proprio in quel periodo compie le prime esperienze di lettura significative, tra cui Il libro della
giungla di Kipling, manifestando anche inclinazioni artistiche attraverso la realizzazione di
fumetti e vignette satiriche (cfr. tappa 9).
Affronta la quarta e la quinta ginnasio con voti più che modesti, conseguendo il diploma di
ammissione al Liceo Classico nel 1938, quando inizia a rivelare il suo talento letterario, come
dimostra l’otto in italiano. Lo stesso Calvino ricorda così l’esperienza di quell’anno: «L’estate in
cui cominciavo a prendere gusto alla giovinezza, alla società, alle ragazze, ai libri, era il 1938:
finì con Chamberlain e Hitler e Mussolini a Monaco. La Belle Époque della Riviera era finita».
(«Il Paradosso»)
Termina il liceo nel 1941 senza sostenere l’esame di maturità, soppresso per ragioni
belliche. In conclusione, si può dire, come ricorda il compagno di classe Duilio Cossu, che
l’immagine dell’enfant prodige non gli apparteneva affatto, in quanto «sdegnoso delle piaggerie
e delle consuete malizie scolastiche». (Cossu, Convegno 1988)
Il Liceo è un periodo formativo, fitto di incontri decisivi, fra docenti e compagni. Sono tre gli
insegnanti che influiscono davvero sulla formazione di Calvino.
Il primo è il severissimo professor Giuseppe Prada, insegnante di lettere, latino e greco, che
arriverà a dirgli: «Lei con l’italiano non andrà mai lontano, lei con l’italiano non ce la farà mai!»,
dominando a lungo gli incubi dello studente, come dimostra una caricatura a lui dedicata da
Calvino stesso. (Ferrua).
Il secondo è invece il professore Don Ferruccio Piggioli, che insegnò al Cassini per oltre
trent’anni, un personaggio singolare, iscritto al Partito Popolare, ma anche scrittore di
apologetica e fine letterato.
Il compagno di classe Silvio Dian così lo ricorda: «Negli studi liceali Italo eccelleva nella lingua
italiana, anche se, come tutti noi, aveva dovuto adattare il suo stile che il professore del
ginnasio voleva ampolloso e rotondo, a quello gradito al professor Piggioli, un prete piccolo e
ossuto che odiava la retorica e le frasi fatte che cancellava con rossi segni. Gli stessi però
presto scomparvero nelle pagine di Italo, che riusciva a fondere armoniosamente la sua vasta
cultura umanistica con il rigore del discorso logico che il “Pig” (così chiamavamo il professore) ci aveva abituato ad amare» (Dian, Convegno 1988).
Sulla leggendaria stringatezza richiesta da Piggioli, come ricorda Emilio Maiga, altro compagno
di classe, Calvino non aveva mancato di ironizzare: «Un giorno o l’altro io ci metto la firma sul
tema e basta. Voglio vedere se gli va bene». (Maiga 1988) Ma quel che il giovane Calvino forse
ignorava, come ricorderà in seguito il giornalista Angelo Maccario, è che il professor Piggioli
portava ad esempio i suoi temi agli studenti delle classi inferiori (Maccario).
Il terzo professore è Pacchiaudi, che recitava in classe poesie dello scapigliato Lorenzo
Stecchetti (allora proibito) e proponeva la lettura del crepuscolare Guido Gozzano.
Secondo Kahnemann, altro compagno di classe: «Il prof. Pacchiaudi […] ci ha dato un indirizzo moderno. Si leggevano anche romanzi americani e molti romanzi russi, soprattutto Cechov e Gogol…». (Kahnemann 1988)
A proposito dei compagni, così si esprime Eugenio Scalfari su «La Repubblica», giornale da lui
stesso fondato:
Cercavamo, […], più che nelle classi scolastiche, dove la letteratura finiva con D’Annunzio, sulle
poche centinaia di metri di ‘struscio’ da piazza Colombo a viale Imperatrice, appollaiati stretti su
quella panchina che ora è fotografata nelle biografie di Calvino, in mano il Bertoldo di Mosca,
ma anche i versi di Saba, Ungaretti e Montale, ed anche il trattato di fisica teorica di Eddington,
di cui Italo si ricordò bene anni dopo, scrivendo le Cosmicomiche e Ti con zero. Ce lo
raccomandò entusiasta uno di noi, il Roero dei conti Roero, quelli del vino: “leggetelo, spiega
tutto”, e noi proprio questo andavamo cercando, il “numero d’oro” che svela ogni segreto,
qualcosa che ci portasse al senso ultimo […]. (Scalfari 2006)
✏️ Davide Alovisi, Elisa Antellini, Beatrice Lanteri, Alessia Vituozzo, coordinati dai docenti Lia
Motta, Delia Mellano, Gian Luca Picconi (Liceo G.D. Cassini)
🚶♂️Ritornare in piazza Nota e proseguire verso la Pigna, passate le porte S. Stefano, prendere a
sinistra le rivolte San Sebastiano e raggiungere piazza dei Dolori.
🔜 Vai alla Tappa 19 – Piazza dei Dolori
🔙 Torna alla Tappa 17 – Piazza Nota