Giardini Regina Elena
Così egli saliva per il nodoso albero, muovendo braccia e gambe per i rami con la sicurezza e la rapidità che gli venivano dalla lunga pratica fatta insieme. Ho già detto che sugli alberi noi trascorrevamo ore e ore, e non per motivi utilitari come fanno tanti ragazzi, […] ma per il piacere di superare difficili bugne del tronco e inforcature, e arrivare più in alto che si poteva, e trovare bei posti dove fermarci e guardare il mondo laggiù, a fare scherzi e voci a chi passava sotto. […] Cosimo salì fino alla forcella d’un grosso ramo dove poteva stare comodo, e si sedette lì, a gambe penzoloni, a braccia incrociate con le mani sotto le ascelle, la testa insaccata nelle spalle, il tricorno calcato sulla fronte. (Il barone rampante)
L’ispirazione per l’albero su cui sale Cosimo, alias “il barone rampante”, può essere venuta a Calvino da più parti. Forse dal falso pepe della Stazione di floricoltura diretta dal padre a Villa Meridiana. Forse può essere stato sollecitato dai giganteschi Ficus che ancor oggi ombreggiano i giardini Regina Elena.
Si tratta del Ficus Macrophylla, un albero sempreverde, appartenente alla famiglia delle Moraceae. È una specie originaria dell’Australia, introdotta in Italia nell’Ottocento, una pianta che può raggiungere i 50 m di altezza; le sue radici aeree colonnari, una volta raggiunto il terreno, si tramutano in tronchi supplementari per sostenere il grande peso acquisito dalla sommità dell’albero. Le foglie sono grandi e lunghe anche fino a 30-40 cm, di forma ovale, appuntite all’estremità, di colore verde intenso. Nelle culture orientali è simbolo di accoglienza, riconoscenza e rispetto.
«Un giardino pubblico ben ordinato e un po’ triste, che saliva con le sue siepi e spalliere la collina» (La strada di San Giovanni), così Calvino definisce i Giardini Regina Elena. Furono creati nel XIX secolo sullo spazio ricavato dalla demolizione delle case, avvenuta sotto richiesta del Genio Militare, danneggiate dal terremoto del 23 febbraio 1887 che colpì gravemente tutto il Ponente Ligure. Bussana vecchia, oggi ripopolata da artisti e viaggiatori, ancora sta lì a testimoniare la violenza del sisma. I giardini sono dedicati alla seconda regina d’Italia (Jelena Petrović-Njegoš) e presentano, nella loro parte superiore, una doppia vasca adibita a fontana.
✏️ Giorgio Alassio, Monica Revelli
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