tappa 38
15 Novembre 2022

Tappa 38

Baiardo

Questo paese delle Prealpi Marittime, arroccato come un antico castello, era allora tenuto dai bersaglieri repubblichini, in gran parte studenti, un corpo ben armato e attrezzato e agguerrito, che controllava tutta la valle verde d’olivi giù fino a Ceriana, e […] da mesi tra noi partigiani delle «Garibaldi» e questi bersaglieri dell’esercito di Graziani c’era una guerra continua e feroce. (Ricordo di una battaglia)

Il 25 aprile del 1974 Calvino pubblica sul «Corriere della sera» Ricordo di una battaglia, un racconto che è di fatto la sua rievocazione memoriale della battaglia di Baiardo avvenuta il 10 marzo 1945, a cui lui stesso partecipò insieme con il fratello Floriano. 

Per la prima volta i partigiani garibaldini avrebbero dovuto collaborare con le forze alleate. Era previsto dapprima un bombardamento dell’aviazione alleata a cui sarebbe seguito l’attacco dei partigiani via terra. Il bombardamento aereo, tuttavia, fu solo parziale e mancò il segnale convenuto per il via all’azione dei partigiani. In assenza di indicazioni si decise di attaccare comunque via terra, ma la battaglia poté durare poco e lasciò alcuni caduti sul campo.

Il racconto non vuole essere solo il resoconto di quella battaglia: è anche (forse soprattutto) una riflessione sull’atto del ricordare, sulla memoria, che pareva conservarsi vividissima nella mente del suo autore, salvo poi trovarsi disorientato una volta intrapresa la rievocazione: 

Non è vero che non ricordo più niente, i ricordi sono ancora là, nascosti nel grigio gomitolo del cervello, nell’umido letto di sabbia che si deposita nel fondo del torrente dei pensieri. […]  Da anni non ho più smosso questi ricordi, rintanati come anguille nelle pozze della memoria. Ero sicuro che in qualsiasi momento mi bastava rimestare nell’acqua bassa per vederli affiorare con un colpo di coda. […] Invece adesso che, passati quasi trent’anni, ho finalmente deciso di tirare a riva le reti dei ricordi e vedere cosa c’è dentro, eccomi qui ad annaspare nel buio, come se il mattino non volesse più cominciare, come se non riuscissi a spiccicare gli occhi dal sonno. (Ricordo di una battaglia)

Il ricordo spesso si lega alle sensazioni, la vista, l’udito, il tatto, quest’ultimo esemplificato con un dato reale e riportato da più fonti: ai partigiani fu dato ordine di togliersi le scarpe per fare meno rumore avvicinandosi all’abitato. 

Ecco, era proprio da questo momento che volevo cominciare il racconto. Per anni mi sono detto: non adesso, più tardi, quando vorrò ricordare, mi basterà richiamare alla mente il sollievo di slacciarsi gli scarponi induriti, la sensazione del terreno sotto la pianta dei piedi, le fitte dei ricci di castagne e dei cardi selvatici. (Ricordo di una battaglia)

La memoria di Calvino è dunque tornata a Baiardo a quasi trent’anni dagli avvenimenti, nel 1974, forse sollecitata da un’altra occasione, il testo Liguria nato l’anno precedente per la serie dei documentari L’Italia vista dal cielo, realizzati da Folco Quilici tra il 1967 e il 1984. Qui Baiardo occupa una posizione di rilievo, perché la tradizionale “festa della Barca”, che assommando antiche culture pagane e medievali ancora si celebra annualmente nel giorno della Pentecoste, pare all’autore fondere quel connubio di mare e montagna che costituisce la cifra primaria della nostra regione.

I massicci gioghi dell’Appennino rendono impervia la Riviera di Levante. A Ponente si è subito a ridosso delle aspre catene delle Alpi Marittime, tra i mille e i duemila metri. La complementarità della montagna e del mare si esprime nella festa della barca” che tradizionalmente si celebra a Baiardo, un paese a nord di Sanremo, appollaiato sul cocuzzolo dun monte, a 900 metri sul mare. (Liguria)

Documentario Liguria

L’Italia vista dal cielo. Liguria, di Folco Quilici, 1974.

Ogni anno i giovani del paese vanno nel bosco ad abbattere due pini, uno molto alto e un secondo più piccolo. Trasportati poi dal monte alla valle, i due tronchi sono incastrati uno nell’altro e innalzati a forza di funi nel bel mezzo della piazza del paese. I due tronchi diventano così l’albero maestro di una nave, attorno al quale le donne del paese danzano e cantano tenendosi per mano, è la ballata di un amore perduto: la partenza per mare del marinaio amato dalla figlia del conte di Baiardo, amore che nella leggenda popolare costò la vita alla giovane donna. 

Baiardo dopo il terremoto del 1887. Archivio Moreschi

In posizione dominante sulla valle Armea, Baiardo si apre a uno spettacolare panorama sulle Alpi Marittime. Fu fortemente danneggiato dal terremoto del 1887 (cfr. tappa 21).  

✏️ Priscila Adum, Martina D’Amore.

🚶🏻 Baiardo si può raggiungere in auto da Sanremo in circa 40 minuti, salendo per una ventina di chilometri lungo la valle Armea, SP 55. Partendo da piazza Colombo si procede in direzione levante (Genova), poco oltre corso Garibaldi si svolta a sinistra in via val d’Olivi in direzione Poggio. Si oltrepassa Ceriana e, superato il passo Ghimbegna, si raggiunge il paese di Baiardo. 

Per la tappa successiva: si ritorna indietro per circa un chilometro fino al passo Ghimbegna, qui si svolta a sinistra in direzione monte Ceppo. La strada (SP 75), che attraversa un suggestivo bosco di latifoglie (faggi), è stretta e poco tenuta: è sconsigliato percorrerla nella stagione invernale. Superata la svolta per Vignai (valle Oxentina), si raggiunge pian del Vento. 

🔜 Vai alla Tappa 39 – monte Ceppo
🔙 Ritorna alla Tappa 37 – Strada San Giovanni – Orto