corso Trento e Trieste – Arenella
Il primo bagno dell’anno i ragazzi di Piazza dei Dolori lo fecero una domenica d’aprile […]
La nave! Andiamo sulla nave!
C’era ancora il bastimento attraverso al porto, affondato durante la guerra dai tedeschi per
ostruirlo. Anzi ce n’erano due uno sopra l’altro, quello che si vedeva poggiava sopra uno tutto sommerso […] Si misero a nuotare verso la nave. (Un bastimento carico di granchi)
La prima domenica di aprile un gruppo di giovani proveniente dalla città vecchia (cfr. tappa 19) corre a gran velocità per fare il primo bagno dell’anno. Si tuffano in acqua per raggiungere il bastimento affondato durante la guerra, effettivamente colpito nel 1943 dall’artiglieria tedesca per impedire gli sbarchi e in seguito rimosso dal porto (1946).
La banda di ragazzini decide quindi di esplorarlo alla ricerca del timone, delle scialuppe e di
tutto ciò che una nave da guerra doveva avere. La delusione alla fine è forte perché la nave si rivela «squallida come una zattera, coperta solo di sterco bianchiccio di gabbiani».
Scesi in coperta i ragazzi si imbattono in «un brulicare di granchi ai margini dell’acqua, migliaia di granchi di tutte le forme e di tutte le età che ruotavano sulle zampe curve e raggiate, e digrignavano le chele, e sporgevano gli occhi senza sguardo»: è «il carico di granchi» del titolo.
Risaliti in superficie vedono arrivare i ragazzi della banda dell’Arenella e inizia una zuffa. Quelli di piazza dei Dolori hanno la meglio. Durante lo scontro una bambina del gruppo dell’Arenella, intenta a giocare con una medusa, viene presa in ostaggio, ma riesce a fuggire sbattendo la medusa urticante in faccia a uno degli avversari.
Il racconto, uscito per la prima volta sull’«Unità» nel 1947 e successivamente in Ultimo viene il corvo, mostra un ambiente marittimo-naturale sospeso tra realtà e immaginazione.
Certamente è reale la memoria bellica attraverso lo sguardo dei bambini che ne vedono i segni diretti, giocano a farsi la guerra, certo senza capirla fino in fondo.
Altrettanto reale è la cornice del porto, che vedrà, solo dopo la Seconda guerra mondiale, un allungamento dei due moli: quello di ponente e quello di levante.
Lasciamo invece alla fantasia la visione del bastimento da guerra con la stiva «piena di granchi brancolanti» e l’immagine della nave che un giorno «si sarebbe mossa sulle zampe dei granchi e avrebbe camminato per il mare».
Sono trascorsi più di settant’anni da quando Italo Calvino ha ambientato nel porto di Sanremo questo racconto. Settant’anni nei quali l’aspetto geomorfologico della zona portuale è mutato profondamente, ma ci sono ancora il molo con la sua massicciata e la spiaggia dell’Arenella a fare da sfondo alle avventure di ragazzini intraprendenti.
✏️Elisa Longinotti
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