giardini di villa ormond

16. Cupressus sempervirens  L.

Il nome del genere deriva da cupréssus, nome latino del cipresso comune, derivato dal greco κῠπάρισσος cypárissos, a sua volta di origine non indo-europea: forse dall’accadico kapárru-ísu (saldo-albero), oppure dall’ebraico gopher nome dell’albero il cui legno fu utilizzato per costruire l’Arca di Noè. Il nome della specie è il risultato dell’unione di semper = sempre e da virens = verdeggiante.

Nome comune Cipresso
Origine Albero originario dell’Asia Minore e del Mediterraneo orientale: Iran, Siria e Cipro e oggi diffuso in tutto il suo bacino. Predilige aree a clima caldo, con estati secche, cresce in terreni aridi ed è diffuso come pianta ornamentale e riconosciuto come icona del paesaggio.
Descrizione Grande albero di particolare bellezza, sempreverde che, negli esemplari più vetusti, può superare i 20 metri. Il tronco è eretto, con portamento colonnare, corteccia grigiastra, fibrosa e striata longitudinalmente. Produce numerosi rami che formano una chioma slanciata e conico-piramidale. Foglie persistenti, piccole, dimorfe, squamiformi, romboidali, di colore verde scuro, portanti una glandola cenerognola sul dorso, in coppie opposte, imbricate su ramuli sottili e densi. Fiori staminiferi sono numerosissimi, in amenti piccoli e giallastri, quelli femminili formano un falso frutto legnoso (galbulo), arrotondato, bruno e deiscente, composto da scaglie scudiformi pentagonali. Quando gli strobili si aprono, i semi alati (acheni) fuoriescono dalle fenditure. La corteccia è di colore marrone grigio-bruno, con lunghe fessurazioni longitudinali. Il suo legno è aromatico, ma non resinoso, duro e di tessitura fine, di colore giallognolo, molto utilizzato per la costruzione di mobili. Particolarmente resistente ai funghi e ai parassiti, in passato era anche utilizzato nella cantieristica navale. La leggenda vuole che l’arca di Noè fosse stata costruita con legno di cipresso, come pure parte del Tempio di Salomone. Pianta molto longeva e che vanta uno degli esemplari più vetusti al mondo, in Iran, dove si segnala un albero vecchio di circa 4.000 anni. Presso i greci il cipresso era nato “dalla pietà degli dèi verso il dolore umano” e quindi simbolo di lutto, come per gli etruschi e i romani, che lo associarono al culto dei morti. La simbologia funebre, tramandata dalle culture mediterranee, è arrivata fino a noi e da culto pagano si è trasferita nella tradizione cristiana presidiando i luoghi sacri e di sepoltura. Il cipresso produce oli essenziali che trovano impiego in profumeria e nell’industria degli aromi naturali. In passato aveva un diffuso uso terapeutico e cosmetico. Lo storico Erodoto (484-425 a.C.) narra che le donne assire si spalmavano un impasto di cipresso, cedro e mirra sul volto per ottenere una pelle “bellissima e deliziosamente profumata”.